consumazione della impugnazione: principio generale in base al quale si perde il diritto di impugnare nuovamente la sentenza, anche se i termini non sono ancora scaduti, qualora nella pregressa impugnazione non si sia giunti ad una pronuncia sul merito, ma la causa è stata decisa con una sentenza di rito. Ev stato precisato come la consumazione consumazione non si verifichi con la semplice sussistenza di una causa di inammissibilità o di improcedibilità , bensì con la sua dichiarazione da parte del giudice. Si è dedotto da ciò che la perdita del diritto di impugnazione costituisce, più che una applicazione della regola della consumazione consumazione, una conseguenza del principio del ne bis in idem .
consumazione del reato: la consumazione consumazione costituisce l’epilogo delle fasi di ideazione ed esecuzione del fatto criminoso. Si ha reato consumato quando si siano realizzati tutti i requisiti previsti dalla fattispecie legale per il perfezionamento dello stesso, nonche´ l’offesa (v.) del bene protetto. Per ben comprendere il significato del concetto in esame occorre considerare il reato da un punto di vista dinamico. Esso infatti si realizza passando di regola attraverso varie fasi, che ne costituiscono l’iter criminis: ideazione, preparazione, esecuzione, perfezione, ed infine, consumazione. Si ha perfezione del reato allorche´ si siano verificati tutti i requisiti richiesti dalla singola fattispecie legale, nel loro contenuto minimo, cioè necessario e sufficiente per l’esistenza del reato stesso. Si ha consumazione consumazione quando il reato perfetto ha raggiunto la sua massima gravità concreta. Mentre la perfezione indica il momento in cui il reato viene ad esistere, la consumazione consumazione indica il momento in cui è venuto a cessare, in cui si chiude l’iter criminis per aprirsi la fase del postfatto. Perfezione e consumazione possono coesistere in concreto (come nel caso di lesioni personali inferte con un solo colpo) ed è per questo che spesso i due termini vengono usati indifferentemente, nonostante costituiscano concetti ben distinti. Il momento consumativo del delitto si atteggia poi diversamente in rapporto alla struttura ed alla durata del reato. Nei reati istantanei, in cui l’offesa viene ad esistenza e si conclude nello stesso istante per la sua stessa impossibilità di protrarsi nel tempo, consumazione e perfezione coincidono (es. omicidio). Nei reati permanenti, invece, la legge richiede che l’offesa al bene giuridico si protragga nel tempo per effetto della persistente condotta del soggetto: in tal caso il reato si consuma nel momento in cui cessa la condotta volontaria del mantenimento, non solo per il compimento dell’azione che pone fine alla situazione lesiva (es. liberazione della persona sequestrata), ma anche per sopravvenuta impossibilità di compiere la stessa (es. arresto del colpevole, fuga del sequestrato). La legge fa riferimento alla consumazione ai fini della decorrenza della prescrizione ed ai fini della flagranza (v.).
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