Elaborata ad opera della Corte suprema federale degli Stati Uniti d’America per ampliare al massimo i poteri dello Stato federale rispetto a quelli degli Stati membri, la teoria dei poteri impliciti viene applicata alle Carte istitutive di organizzazioni internazionali. In base ad essa, gli organi delle organizzazioni internazionali possono esercitare non solo i poteri esplicitamente attribuiti loro dal Trattato istitutivo, ma anche tutti i quei poteri che sono necessari e sufficienti all’esercizio dei poteri espressi. La Corte internazionale di giustizia ha fatto numerose volte applicazione di tale teoria rispetto alla Carta delle N.U., ampliandone ulteriormente la portata, finendo per collegare l’esercizio dei poteri impliciti ai fini dell’Organizzazione. Tale interpretazione estensiva, d’altronde non contestata dagli Stati membri, rischia però , in ragione dell’ampiezza dei fini assegnati alle N.U., di fare saltare il principio della competenza di attribuzione. Anche la Corte di giustizia delle Comunità europee ha fatto applicazione di tale teoria nel settore delle relazioni esterne, ai fini dell’affermazione del parallelismo tra competenze interne e competenze esterne assegnate alla organizzazione comunitaria (Sentenza Aetr, 31 marzo 1971, Raccolta, 1971, p. 263 ss.).
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