Sono scatti o aumenti periodici della retribuzione (per solito biennali) stabiliti in diversa misura (fissa o percentuale) dalla contrattazione collettiva (v.). Nota caratteristica dell’istituto è la profonda differenziazione della disciplina per più di un aspetto: numero massimo di scatti, cadenze di maturazione, importo percentuale sulla retribuzione in atto, base di calcolo, eventuali assorbimenti. Nell’impiego privato gli scatti di anzianità si calcolano normalmente sulla retribuzione base (v. retribuzione) in una misura percentuale che varia dal 5 al 7% e maturano ogni due anni, fino a un massimo di 12 o 14 (quest’ultima misura riguarda i soli impiegati assunti prima dei rinnovi contrattuali 1979 – 1981). La disciplina per gli operai è oggi sostanzialmente parificata a quella per gli impiegati. Nel settore pubblico, si può senz’altro verificare una dinamica maggiormente elevata, determinata da un tetto massimo superiore o da incrementi percentuali più elevati e talora collegati ad ulteriori incrementi retributivi legati all’anzianità di servizio. Gli scatti di anzianità costituiscono, insieme all’indennità di contingenza (v. indennità , scatti di anzianità di contingenza e scala mobile), il principale automatismo retributivo responsabile della sperequazione del nostro sistema retributivo e dell’aumento del costo del lavoro (v.). In effetti, proprio a causa di tale caratteristica gli scatti di anzianità sono stati oggetto di provvedimenti di ridimensionamento. L’art. 2 della l. 31 marzo 1977, n. 91, ha inibito il ricalcolo degli scatti sull’indennità di contingenza in misura difforme e superiore rispetto a quella vigente in prevalenza nella contrattazione collettiva del settore industriale. Ciò ha peraltro favorito una contrattazione collettiva tesa al ridimensionamento dell’istituto, mediante la deindicizzazione della base di calcolo, la trasformazione in cifra fissa o graduata, la riduzione del numero massimo di scatti di anzianità conseguibili o dell’incidenza massima sulla retribuzione.
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